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al testo di Filippo Di Lella
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Due belle ragazze nel metrò
Tagliano baci e carezze con sorrisi di ghiaccio Come cesoie dai loro sguardi prigionieri Genuflessi alla logica del rimmel, I tacchi dodici centimetri di mondo, Le gonne dieci centimetri di nulla palpabile. Eppure Due belle ragazze nel metrò fissano Uno stallone latino che suda Brillantina, Pezzi di vetro sparsi, Fondi di bottiglie, Occhiaie e sensi di colpa, Così bello nei suoi denti come nei suoi desideri Rinchiusi in camicia di marca e profumo. Eppure Tre così belle persone del metrò guardano esterrefatte Un tizio col vinaccio che canta canzonacce e maledice il messia, Scalzo, Zingaro e con una rosa al posto del cuore, bello di vita, Virus del quotidiano niente accerchiato dagli accessori, Dal pane, Dall'incubo di padri e madri minati nel loro essere servili, Abituati alla costante delusione del possesso. Eppure, Spensierati e beati traditori silenti del loro culto, Schiere di bellissimi ragazzi Continuano a perdersi in dedali d'apparenza, Scomunicati sconsacratori di doni disperati, Magnifici ammassi di vuoto e abbondanza sulle copertine che scandiscono i loro brevi, Brevi tempi riflessi di maturità posticipate o mai poste in essere. Ecco i nuovi tempi: Belli, sconci e di virtù negata dall'abiezione; Così vi premiano, padre e madre, per il vostro lassismo, Né onore né riguardo, i tempi che intercorreste sordi a ogni richiamo dell'animo. Scrivete dunque poesie E i pinguini non vi guardano nemmeno. |
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